SEZIONE DI SIRACUSA –
Meditazione del Confratello Mons. Giuseppe Greco.
In questo tempo della pandemia abbiamo affrontato una prova angosciosa attraversando un deserto, come il popolo dell’Antica Alleanza. Deserto di solitudine, di smarrimento, di disorientamento. Abbiamo pianto la morte di tanti nostri fratelli. Abbiamo sperimentato la nostra estrema fragilità e la precarietà della nostra esistenza.
Ma siamo stati sostenuti dalla fede. Le nostre lacrime sono state lacrime di fede: lacrime illuminate dal Mistero della Croce di Cristo. È la Croce di Cristo che dà senso e valore alle nostre croci della vita. Non siamo soli nel dolore. Cristo è con noi e continua in noi e per noi il Mistero della sua Passione. Cristo continua a offrire se stesso, il suo Corpo e il suo Sangue, per la salvezza del mondo.
Le nostre lacrime sono state un linguaggio relazionale. Sono state lacrime di supplica accorata al Signore, lacrime che provenivano dal profondo del nostro essere e raggiungevano il cuore di Dio. Sono state lacrime oranti. Talvolta lacrime che si esprimevano in un grido lancinante, come le lacrime dell’orante biblico: “A Te grido, Signore, mia roccia” (Sal 28 [27, 1); “questo povero grida e il Signore lo ascolta, / lo salva da tutte le sue angosce” (Sal 34
[ 33], 7).Il nostro grido fra le lacrime era un grido colmo di speranza e di fiducia: “Ho sperato, ho sperato nel Signore, / ed Egli su di me si è chinato, / ha dato ascolto al mio grido” (Sal 40 [39], 2).
Ci siamo sentiti vicini a Gesù che nel Getsemani ha pianto e ha gridato: “Nei giorni della sua vita terrena Egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a Dio” (Eb 5,7).
Siamo stati pienamente consapevoli che le nostre lacrime non sarebbero andate sprecate. Sarebbero state invece custodite con amore dal Signore: “I passi del mio vagare Tu li hai contati, / nel tuo otre raccogli le mie lacrime: / non sono forse scritte nel tuo libro?” (Sal 56 [55], 9). L’otre pieno di acqua è la cosa più cara per chi attraversa il deserto sotto il sole cocente: nell’otre di Dio sono custodite le lacrime umane come la sua cosa più preziosa.
La Croce di Cristo è stata piantata nel cuore della storia. E’ un Mistero che si perpetua nei secoli. Sul Calvario, ai piedi della Croce, c’era Maria Santissima. Lei è stata associata al Mistero della Passione e della Redenzione operata da Cristo. Le sue Lacrime sono state pienamente Lacrime di fede, Lacrime di dolore e di amore. Questo Mistero ineffabile è stato perpetuato nella nostra storia tormentata, quando la Madonna ha pianto a Siracusa, irrorando la nostra terra di lacrime celesti.
Queste Lacrime sono più eloquenti delle parole. Sono Lacrime che sgorgano in silenzio perché provengono dal Silenzio che è il profondo Mistero di Dio. Sono Lacrime materne, versate anzitutto perché gli uomini hanno voltato le spalle all’Amore di Dio: Dio dice, per bocca del profeta Geremia, rivolto al suo popolo: “ha abbandonato me, / sorgente di acqua viva, / e si è scavato cisterne, / cisterne piene di crepe, / che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13). E inoltre, quando si perde Dio, si perde il senso della vita, si perde ciò che di umano c’è nell’uomo, trionfa l’egoismo, la sopraffazione, la violenza, la menzogna, l’ingiustizia.
A noi spetta, come figli, consolare la Madonna delle Lacrime. Come Lei, dopo il dramma del Calvario, è stata consolata con la Risurrezione del Suo Figlio Gesù, così noi possiamo consolarla con il risorgere della nostra fede nel nostro cuore e nella nostra vita. E risorgendo la fede, possiamo insieme lottare per costruire un mondo più equo e più giusto, un mondo più umano.
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