AMBASCIATORI DI PACE E DI AMORE

Omelia pronunciata da S. E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo e Priore della Delegazione di Trapani in occasione della Celebrazione Eucaristica mensile tenutasi nella Chiesa Capitolare di San Cataldo, sede della Sezione di Palermo il 12 marzo 2023.

 

Carissimi Cavalieri, carissime Dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme!

Ringrazio per l’invito a presiedere questa celebrazione eucaristica nel vostro cammino verso la santa Pasqua. Ho aderito volentieri, ben consapevole che con me viene interpellata tutta la nostra Delegazione di Trapani: è un’occasione di crescita nella comunione tra tutti noi e nella disponibilità alla specifica missione che la Chiesa ci affida. È lo Spirito Santo che ci raduna nel nome di Cristo e ci permette di offrire la nostra vita nel sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. L’Ordine insegna a pregare con profonde parole di fede. Diremo alla fine della Messa con la preghiera dei Cavalieri e delle Dame, il desiderio di “essere degni del sacrificio” di Cristo; per questo invochiamo: “Fa’ scendere su di noi il Tuo Spirito affinché ci renda convinti e sinceri ambasciatori di Pace e di Amore fra i nostri fratelli e, particolarmente, fra coloro che pensano di non credere in Te”.

Ambasciatori, cioè strumenti di pace e di amore.

La Parola ci interpella
Il libro dell’Esodo (Es 17,3-7) ci rivela la vicinanza di Dio al popolo in cammino nel deserto: “Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb”. Il bastone con cui Mosè ha percosso il Nilo è lo stesso strumento con cui deve battere la roccia per ottenere l’acqua che disseta: così “ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Al centro c’è la sete umana: sete di libertà finché si è schiavi di questa o quell’altra potenza, sete di acqua fincJ1é ci sono zone desertiche da attraversare nel tempo e nella terra della libertà personale e comunitaria.

È sempre la Parola di Dio, per bocca di san Paolo, che ci dà la certezza della speranza. Lo assicura ai cristiani di Roma: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (5,5). Sì, è lo Spirito Santo, donato dalla Pasqua di Cristo, che ci disseta, ci raduna, ci rende ambasciatori e strumenti di pace e di amore. Gesù stesso dona alla samaritana, e a tutti gli assetati, la certezza di un dono straordinario: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 13-14 ). Oggi questa Parola è rivolta a noi tutti, alle nostre famiglie e al nostro cammino nella Chiesa di oggi. Il mondo attende testimoni credibili, portatori di quella speranza che nasce dal sacrificio di Cristo sulla croce.

Una spiritualità dell’Ordine
Quando nella preghiera contemplate le cinque piaghe del Signore, voi chiedete: “Donaci la forza di amare tutti gli esseri del mondo che il Padre tuo ha creato e, più degli altri, i nostri nemici”. Siete consapevoli del deserto della mente e del cuore, quando dite: “Libera la nostra mente e il nostro cuore dal peccato, dalla parzialità, dall’egoismo e dalla viltà per essere degni del tuo sacrificio”. Per questo chiedete il dono dello Spirito: “Fa’ scendere su di noi il tuo Spirito”. La prospettiva è quella dei pellegrini, che chiedono la fede: “Donaci la fede per affrontare tutti i dolori della vita quotidiana e per meritare un giorno di giungere umilmente ma senza timore al tuo cospetto”.

Il cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro, vi ha consegnato un prezioso libretto: E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Per una spiritualità dell’Ordine del Santo Sepolcro. È un invito a risalire a “ciò che Maria di Betania fece sei giorni prima della morte di Gesù. Gli unse i piedi, e Gesù lodò questo gesto. E nello stesso tempo lasciò poi alla Chiesa il compito di continuare questa stessa missione, quando disse: i poveri saranno sempre con voi. La Chiesa sarà con voi, continuerete a ungere di profumo i passi della vita della Chiesa, dei poveri, di tutti coloro che entreranno a farvi parte. Ecco: la nostra spiritualità parte da questo punto, e poi segue il mistero di Gesù, quindi la sua passione, l’istituzione dell’eucaristia, la morte, la resurrezione, seguendone gli aspetti più significativi”. Questo percorso biblico ed ecclesiologico si concretizza nella disciplina interna dell’Ordine. La sostanza è quella di essere testimoni del Signore Risorto, presente nella storia. Presente in particolare nella delicata e dolorosa storia della Terra Santa.

Da lì parte il nostro impegno di testimoni nel mondo, a fianco di tutti i testimoni che lo Spirito Santo suscita nella nostra isola, in Italia, in Europa e oltre tutti i confini. In questa domenica della samaritana voglio ricordare a me e a voi un libro che don Primo Mazzolari scrisse durante la Seconda guerra mondiale. Si chiamava La samaritana. Nel personaggio femminile, protagonista del dialogo con Gesù narrato nella pagina evangelica di Giovanni ascoltata oggi, il parroco – scrittore riconosceva l’immagine dei tanti “lontani” assetati di giustizia e di amore, a cui la Chiesa doveva e deve far giungere la parola del V angelo. Il dialogo con la donna di Samaria serve per rilanciare l’idea che l’annuncio cristiano deve essere un incontro personale, che tocca e trasforma nel profondo. Il dialogo cristiano è risposta alla “sete d’infinito”, è fonte di vita rinnovata nella storia di tutti e nel quotidiano di ognuno. Va offerto con la delicatezza di chi conosce e riconosce il mistero della coscienza, “credendo nell’amore e nel metodo dell’amore”. Avanti, ambasciatori di pace e di amore! Come Mazzo lari “inquietate con intelligenza e carità” (B. Bignami) gli uomini e le donne del nostro tempo.

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